Caschi & Test Sharp

Facciamo chiarezza va 🙂

Ho notato che a cadenza ciclica, in parecchi siti/blog/forum (di motociclisti) nascono 3D più o meno seri sui caschi. Questi 3D però dopo pochi passaggi tendono a prendere pieghe inaspettate.

Perché inaspettate? Perché le risposte passano da valutazioni quantitative (e perciò verificabili) a valutazioni qualitative (e perciò soggettive).

Non me ne vogliano gli utenti. Il bello di internet, e dei forum in generale, è allo stesso tempo un vantaggio e uno svantaggio. Il poter scrivere quello che ci pare senza citare fonti o dati, ci porta a riempire pagine e pagine senza contribuire realmente alla “crescita intellettuale” dei frequentatori/visitatori del forum.

Non voglio sminuire tutti i commenti QUALITATIVI degli utenti sia chiaro. Ma bisognerebbe dargli il peso che meritano. Ovvero il peso di un commento/giudizio scritto da un singolo utente circa un singolo prodotto. Statisticamente questi commenti possono darci un’idea (molto blanda), ma non possono e non devono avere un peso preponderante nella scelta finale circa l’acquisto di un prodotto. Una rondine (o uno stormo di rondini) non fa primavera.

Chiaramente invece 5000 utenti incacchiati circa un prodotto dovrebbero farci accendere un campanello d’allarme (vedi la storia del regolatore di tensione sull’SV650 prima serie “serie perfetta”)

Vi faccio un esempio. In tempi meno sospetti lavoravo per una società di informatica. Per questa società mi occupavo degli acquisti. A sentire i fornitori nazionali (esprinet, techdata, ingrammicro, computer gross, CDC, sidin etc etc) ed i negozianti di componenti per l’assemblaggio di personal computer (syspack, romacc, microfox, computerdiscount, garmangrecia etc etc), non c’era un componente (o un computer) che durasse più di un mese (!!!). Ogni fornitore ed ogni negoziante (ma anche ogni forum) aveva la sua idea, una sua marca preferita, e ogni negoziante sbandierava dati inerenti a resi e guasti relativi a intere partite di componenti (o computer). Per dirla breve, non c’era modo di capire quale fosse “l’acquisto migliore” in relazione al prezzo e alle prestazioni (qualità e durata in primis).
Poi però ho incominciato a lavorare per una società “VAR” (Value Added Reseller). Un importatore/grossista per intendersi. Il volume di dati ai quali avevo accesso non era più relativo a 200/300 pc venduti l’anno (nella migliore delle ipotesi). I numeri erano MOLTO più elevati. Si parlava di qualcosa tipo 20, 30.000 PC e server acquistati e venduti. E lì i “nodi sono venuti al pettine”.
Ci siamo resi conto che su grandi numeri, alla fine, i dati relativi a guasti e resi erano (a parte partite effettivamente fallate in partenza) quasi del tutto sovrapponibili.
Parlando di computer non c’era una così grande differenza tra ACER, ASUS, HP, IBM/LENOVO, SONY e FUJITSU-SIEMENS (che poi erano le marche trattate). In questo caso al massimo la differenza la faceva l’assistenza (all’epoca inesistente per ASUS, pessima per ACER, accettabile per HP e FSC, ottima per IBM).
Per quanto riguarda gli HardDisk invece ci eravamo resi conto che Maxtor effettivamente aveva una casistica di mortalità pari ad almeno 5 volte quella di Wester Digital. Ma questo potevamo benissimo saperlo già partendo dai dati relativi alle garanzie oggetto di questi dischi. Maxtor applicava la garanzia standard (1 anno al rivenditore), mentre Western Digital (sulla serie Caviar Black) applicava una garanzia molto più corposa (5 anni).
Oltre a questo, in giro, si leggeva di una moria di HD mostruosa, e di un possibile fallimento dell’azienda in questione a causa dei problemi sui resi. La storia poi ha parlato da sola… Maxtor è fallita ed è stata aquisita da Seagate (NDR).
Insomma, anche in questo caso le informazioni c’erano ma andavano cercate e filtrate.

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Ciò detto… regolarmente ci si domanda quale sia il casco migliore rispetto a qualità, sicurezza e prestazioni. E nel farci questa domanda inevitabilmente si scatena una flame war piena zeppa di dati (spesso inesatti), di critiche e osservazioni (spesso senza fondamento), e difficilmente si arriva a qualcosa. Ed è per questo che alla fine mi sono messo a tavolino ed ho cercato di arrivare ad un buon punto di partenza scrivendovi questo 3d.

Tanto per incominciare, iniziamo distinguendo le omologazioni dai test.

LE OMOLOGAZIONI

TUTTI I CASCHI PER USO MOTOCICLISTICO PER ESSERE VENDUTI SUL TERRITORIO EUROPEO DEVONO ESSERE OMOLOGATI SECONDO LA NORMATIVA EUROPEA ECE 22-05 (update 2023: ora 22-06). IN CASO CONTRARIO NON POSSONO ESSERE VENDUTI. PUNTO.

Questo cosa significa? Significa che nel prendere in esame due caschi venduti in Italia, lo sbandieramento della ECE22-05 (update 2023: ora 22-06) non ha nessun senso. Entrambi sono omologati, entrambi possono essere venduti, ed entrambi partono perciò da UN MINIMO DI SICUREZZA STANDARD garantito dalla omologa in questione. Punto.

Per quanto riguarda gli altri paesi invece ci sono normative diverse:
America e Canada – DOT (Department Of Transportation)
Gran Bretagna – BSI 6658:1985 A http://www.bsigroup.com/en/About-BSI/
Australia e Nuova Zelanda – QAS (Quality Assurance Service)
Giappone – JIS (Japanese Industrial Standard) http://it.wikipedia.org/wiki/Japanese_Industrial_Standards
Brasile – INMETRO NBR 7471 (Instituto Nacional de Metrologia, Normalização e Qualidade Industrial) http://www.inmetro.gov.br/

Tutte queste omologhe vengono effettuate a livello statale e/o comunitario (nel senso che gli enti omologatori sono o statali/parastatali, oppure vengono scelti e controllati dallo stato/stati/comunità europea).

Anche qui potremmo scrivere pagine e pagine relative al fatto che ci siano caschi che non dovrebbero poter superare le omologhe. Ma un punto di partenza dobbiamo pur prenderlo, e un ente omologatore certificato dallo stato mi sembra un giusto compromesso.

Chiaramente non sto dicendo che due caschi omologati, ma di marche e fasce di prezzo diverse, siano sicuri allo stesso modo. Sarei un cretino a pensarlo (è impensabile che un integrale ARAI top di gamma sia paragonabile ad una padellina cinese da 4 soldi).
Dico solo che in base all’omologa di riferimento entrambi i caschi superano dei test (verificabili) di qualità e sicurezza MINIMI (e perciò se un moscerino vi viene contro a 30km allora probabilmente ve la caverete comunque senza un graffio).

E qui faccio un piccolo ragionamento. Un casco che ha più omologazioni, vuol dire che ha superato più test di qualità. Più enti certificatori lo hanno stressato e messo sotto torchio (ovviamente un torchio minimale…) per vedere se raggiunge i requisiti minimi di sicurezza. Ovviamente parliamo sempre di una qualità minima garantita… ma più ne ha e meglio dovrebbe essere. Almeno seguendo questo ragionamento.

I TEST DI QUALITA’

Oltre alle omologhe specifiche per la vendita, ci sono alcuni enti privati che, vuoi per una “missione sociale” (fondazione?), vuoi per una necessità espressa da un privato e/o dallo stato stesso, si occupano di testare prodotti specifici. Nel caso dei caschi per motociclette, i più “gettonati” sono:

SNELL (http://www.smf.org/home) – FONDAZIONE NON PROFIT attiva dal 1957
SHARP – (http://sharp.direct.gov.uk/) – SISTEMA DI TESTING INGLESE INTRODOTTO DAL DIPARTIMENTO DEI TRASPORTI attivo da Nov/2007.

Questi test non hanno valore “legale” per la vendita. Per quello ci sono le omologhe. Ma quando si parla di qualità e prestazioni, non vedo perché non prendere in esame anche questi due test.

Vogliamo fare un bel parallelismo? OK, facciamolo con le automobili. Tutte le automobili PER ESSERE VENDUTE devono essere omologate.

L’omologa garantisce una sicurezza minima:
– tutte le automobili devono avere la cintura di sicurezza (15/6/76 tramite l’art. 72, comma 2 del CDS, e la Circolare D.G. n. 76/77 del 9/12/77)
– tutte le automobili devono avere, nelle portiere, le barre anti-intrusione (dal 93)
– dal 1 luglio 2004 tutte le macchine devono avere l’ABS (speriamo a breve anche airbag ovunque ed ESP… pare da sine 2011),

L’omologa stabilisce il tasso di inquinamento degli autoveicoli
– normative euro 0,1,2,3, 4, 5, x+n

L’omologa stabilisce i parametri base del mezzo in questione:
– Marca e modello
– Peso
– Velocità
– Ingombri
– Misure dei pneumatici
– Targa e telaio

Peccato però che quando si parla di autoveicoli, ed in special modo quando si cerca di valutare e verificare la sicurezza attiva/passiva di una automobile, tutti stanno a sbandierare i “punti Euro NCAP” http://www.euroncap.com/home.aspx … tanto i venditori, quanto gli acquirenti.

E qui viene il bello.

EURO NCAP sapete cos’è? Chi lo ha creato? Chi aderisce al programma?

Preso paro paro dal loro sito web (http://www.euroncap.com/members.aspx):
“Euro NCAP è stato istituito con il Laboratorio di ricerca sui trasporti, per il Dipartimento dei Trasporti britannico. Successivamente altri governi hanno aderito al programma.”

Non notate nulla di strano? Non vi sembra di aver già letto queste parole?

Le avete lette si!

“La classificazione SHARP è la valutazione di sicurezza per i caschi da moto istituita dal Dipartimento dei Trasporti britannico nel mese di novembre 2007. SHARP fornisce una valutazione indipendente della quantità di protezione di un casco in grado di offrire in un impatto” (http://sharp.direct.gov.uk/faqs)

Perciò tiriamo le somme… entrambe le valutazioni EURO NCAP e SHARP provengono direttamente dal dipartimento dei trasposti britannico (e si sa che gli Inglesi, quando lo desiderano, tendono ad essere abbastanza rigorosi in certe cose)… ma se si parla di automobili va bene… e quando si parla di caschi invece no. Perché?

Perché i test (sharp) hanno mostrato qualcosa di inaspettato. Ovvero che caschi molto meno costosi e di marche meno note (meno note poi rispetto al nostro mercato come mostrerò più avanti), possono avere un rapporto di sicurezza PASSIVA (ovvero quella relativa all’IMPATTO) e protezione più efficace di marche più note e costose. E questo a molti utenti, spesso attenti alla moda e poco alla sostanza (e che magari hanno speso una barca di soldi per un modello molto in voga), proprio non va giù.

La cosa peggiora quando si parla con i venditori, spesso rivenditori di una o poche marche. Pur di vendere i loro prodotti, denigrano i test indipendenti con una alzata di spalle o adducendo dati ed informazioni che rasentano il ridicolo.
Ho sentito dire che SUOMY e CABERG facessero fare le calotte in CINA (cosa non vera visto che le calotte se le fanno in casa).
ho sentito dire che SUOMY non facesse assistenza post vendita (cosa non vera visto che ho due SUOMY -Valdal e Spec1R- e per qualsiasi cosa sono stato seguito)
Ho sentito dire di tutto. Ma i dati e le fonti a disposizione dicevano l’esatto contrario.

Come la mettiamo?

Ma allora i test SHARP (e SNELL) sono la panacea di tutti i mali?

ASSOLUTAMENTE NO!
Perché i test SHARP e SNELL sono test QUANTITATIVI e non QUALITATIVI. E per tale ragione non tengono conto di fattori che invece andrebbero presi in seria considerazione, quali:
– PESO
– VISIBILITA’
– COMFORT
– VENTILAZIONE
– FACILITA’ NELL’APERTURA E CHIUSURA DELLA VISIERA
– IMBOTTITURE
– LAVABILITA’ DEGLI INTERNI
– CURA COSTRUTTIVA
– GRAFICHE
– ASSISTENZA POST VENDITA
– REPERIBILITA’ E COSTO DEGLI ACCESSORI/RICAMBI
– ETC ETC

Alcuni di questi fattori sono importantissimi poiché possono incidere sulla sicurezza ATTIVA (perciò di un qualcosa che ci evita di arrivare all’impatto della testa contro l’asfalto, un altro veicolo o chissà cosa) durante la guida del proprio motoveicolo. Una buona aerazione, comfort e visibilità sono tutte qualità fondamentali nella valutazione circa la sicurezza attiva del proprio casco. Ma non sono tutto.

Ma quando si finisce a terra e si impatta con la testa (e ricordiamocelo che COMUNQUE ogni incidente ha una sua storia ed una sua dinamica difficilmente riproducibile in un laboratorio) i test SHARP e SNELL si preoccupano di stabilire se la capoccia ne risente oppure no, ed in che misura. PUNTO.

Su questo sono imbattibili. E pertanto andrebbero presi in considerazione per quello che sono.

Ecco la documentazione relativa alla certificazione e alle procedure per la stessa:

SHARP
Procedure di testing: http://sharp.direct.gov.uk/content/sharp-testing
Animazione del test d’impatto: http://sharp.direct.gov.uk/content/animation
Diagrammi zone d’impatto: http://sharp.direct.gov.uk/content/impact-zone-diagrams
Classificazione: http://sharp.direct.gov.uk/content/ratings
Caschi certificati con il massimo punteggio: http://sharp.direct.gov.uk/testhelmetlist?sharp-make=All&sharp-type=All&sharp-rating=5&discontinued=1

SNELL
Informazioni: http://www.smf.org/about
Standard 2010: http://www.smf.org/standards/m/2010/m2010_final
Programma di certificazione: http://www.smf.org/certtrack
Procedure di testing: http://www.smf.org/testing
Caschi certificati: http://www.smf.org/cert

E adesso provate a venirmi a dire che sul sito della marca nota di caschi XYZ c’è la stessa mole di informazioni circa i test che loro fanno sui loro prodotti (test che ovviamente andrebbero poi verificati… “oste, il vino com’è?”)

– – –

Adesso andiamo ad analizzare le marche che hanno ricevuto il massimo punteggio su alcuni dei loro prodotti (ricordandoci che la procedura di testing è un “work in progress” e pertanto non finisce MAI):
http://sharp.direct.gov.uk/testhelmetlist?sharp-make=All&sharp-type=All&sharp-rating=5&discontinued=1

Tra parentesi il numero di caschi testati che hanno ricevuto il massimo punteggio
AGV (4)
ARAI (1)
BELL (6)
BMW (1)
BUELL (1)
CABERG (3)
HJC (1)
LAZER (2)
MARUSHIN (3)
NITRO (2)
SHARK (5)
SHOEI (3)
SUOMY (1)

AGV
Italiana nata nel 1946
Impegnata nella costruzione di caschi da moto dal 1947.
Rivenditori e Assistenza: http://www.agv.it/prodotto.asp?mod=DAC&testata=acquistare&id_area=4&eur=1

ARAI
Giapponese nata nel 1939
Impegnata nella costruzione di caschi da moto dal 1952.
Rivenditori e assistenza: http://www.berracing.it/ber_puntivendita.php?idMan=6&osCsid=sq09bc9f8s4u9aheh4h4gme1p1

BELL
Americana nata nel 1954
Impegnata nella costruzione di caschi da moto dal 1954
Rivenditori e assistenza ????

BMW e BUELL non li posso calcolare perché non so chi gli produca i caschi

CABERG (caschi Bergamo)
Italiana nata nel 1947
Impegnata nella costruzione di caschi da moto dal 1947. Molto apprezzata in Germania.
Rivenditori e assistenza: http://www.caberg-helm.com/caberg/distributori.php

HJC
Coreana nata nel 1971
Impegnata nella costruzione di caschi da moto dal 1971
Rivenditori e assistenza: http://www.hjc-europe.eu/it/hjc/rivenditori/rivenditori/

LAZER
Belga nata nel 1919
Impegnata nella costruzione di caschi da moto dal 1919
Rivenditori e assistenza: http://www.lazerhelmets.com/dealer-locator/

MARUSHIN
Belga nata nel 1958
Impegnata nella costruzione di caschi da moto dal 1958
Rivenditori e assistenza: http://www.marushin.it/distributori/

NITRO
Inglese nata nel ????
Impegnata nella costruzione di caschi da moto dal ????
Rivenditori e assistenza ????

SHARK
Francese nata nel ????
Impegnata nella costruzione di caschi da moto dal 1990.
Rivenditori e assistenza ????

SHOEI
Giapponese nata nel 1954
Impegnata nella costruzione di caschi da moto dal 1960
Rivenditori e assistenza: http://www.shoei-europe.com/it/supply-source/dealer-locator

SUOMY
Italiana nata nel 1997
Impegnata nella costruzione di caschi da moto dal 1997
Rivenditori e assistenza: http://www.suomy.com/it/distribuzione/ricerca-negozi.html

Tutte le marche prese in esame (tranne SHARK e SUOMY) hanno una storia pluri-decennale alle spalle.
Sul sito NITRO, ARAI e SHARK non ho trovato i rivenditori e/o i distributori sul territorio Italiano. Le altre invece hanno (secondo il loro sito web) una distribuzione e assistenza capillare sul territorio Italiano.

Sicuramente l’assistenza di alcune marche sarà più precisa e puntuale di altre, ma vorrei fare notare una cosa.

A livello legislativo europeo se io compro un bene, ed il bene si sfascia per difetti di fabbricazione, l’assistenza per i primi due anni è sempre a carico del venditore (negozio), anche quando è la casa madre stessa a poter fornire l’assistenza al cliente (in questi casi il cliente può scegliere se utilizzare la casa madre o il negoziante). Ma se la casa madre se ne lava le mani, è il negoziante a dover fornire l’assistenza. PUNTO.
I negozianti su questo spesso fanno spallucce oppure si inventano normative di riferimento. Peccato che i fatti sono altro. E sono questi:
http://www.altroconsumo.it/acquisti-e-pratiche-commerciali/far-valere-la-garanzia-s105052.htm

Mettiamo in chiaro una cosa però. Le marche che abbiamo preso in considerazione, sono quelle che hanno preso il massimo punteggio. Scendendo di un gradino (4 stelline), praticamente escono fuori tutte le marche sul mercato mondiale:
http://sharp.direct.gov.uk/testhelmetlist?sharp-make=All&sharp-type=2&sharp-rating=4&discontinued=1

Con questo cosa voglio dire? Che se avete preso un ottimo ARAI RX-7 (che nel test sharp ottiene solo 4 stelline su 5) non dovete preoccuparvi più di tanto. Ha tutte le omologhe del caso, supera i test sharp 4 su 5, supera i test SNELL senza problemi, e sicuramente è fatto per durare, e sicuramente tiene in considerazione tutti quei fattori che non vengono presi in considerazione dai test SHARP e SNELL. PUNTO.

Il problema è che gli utenti vogliono TUTTO senza pensare che in realtà “la coperta è sempre troppo corta”. Un casco racing (che pesa pochissimo) magari non sarà silenzioso come un touring. Un pneumatico in mescola ultraracing magari sarà il massimo in pista, ma probabilmente non avrà la stessa tenuta kilometrica di un touring puro. Sulla neve una macchina sportiva moderna non avrà mai lo stesso comportamento di una normalissima Panda 4×4 degli anni 80.
Insomma, bisogna sempre scegliere sapendo quale sarà l’utilizzo dell’oggetto, il budget a disposizione, e decidendo in base ad informazioni che OGGI sono a disposizione di tutti.

– – –

Ma alla fine della fiera cosa bisognerà comprare? Qual è il meglio?

In base a tutto quello che abbiamo scritto finora, la scelta dovrà essere presa in base ad una somma di fattori.

Io mi sono fatto un’idea. E vi voglio rendere partecipi del mio pensiero.

Secondo me il casco migliore è quello che (NON IN ORDINE DI PREFERENZA):

0) è omologato. In realtà avrei potuto saltarlo questo punto poiché se non è omologato non è possibile venderlo/comprarlo. Ma questo non sempre è vero. Io potrei per esempio acquistarlo in giappone o negli USA. Se non ha la doppia omologa però (compresa la nostra ECE) potrei avere grossi guai con le forze dell’ordine
1) è di marca nota, seria ed affidabile. Questo perché io avendo pochi soldi a disposizione vorrei avere il massimo di assistenza post vendita. Per di più ho sempre poco tempo a disposizione, e perciò se ho un problema mi fa piacere risolverlo in poco e con poco.
2) integrale. Mi spiace per gli utenti che si mettono il JET. Li capisco e comprendo la loro scelta. Un JET è imbattibile, è fresco, ha maggiore visibilità (in special modo laterale), ed è più facile da “gestire”. Però io reputo più importante la sicurezza. Perciò preferisco sobbarcarmi la rogna di portarmelo appresso (un jet lo leghi e difficilmente te lo fregano, un integrale costoso non me la sentirei a lasciarlo incustodito), di avere minore visibilità e di patire il caldo e tutto il resto. Come per tutto il resto è una scelta.
3) Mi calza bene in testa. A pennello. Senza affaticarmi anche dopo parecchio.
4) Ha il maggior numero di omologhe possibile. Credo che un casco che abbia più omologhe significhi che sia stato testato da più enti omologatori. Per tale ragione più omologhe, dovrebbe significare una sicurezza minima raggiunta più elevata (magari DOT è più restrittiva di ECE)
5) Supera la certificazione SNELL. E’ un test. Non vedo perché non debba superare anche quello.
6) Ottiene il miglior punteggio ai test QUANTITATIVI (SHARP). Vedi i punti 5 e 4.
7) E ovviamente sia a portata di budget.
8) Pesa poco. Un casco più leggero è, più sicuro è visto che in caso di impatto i muscoli del collo hanno da caricarsi meno kg. Inoltre è più comodo.
9) E’ poco rumoroso. Purtroppo non ci sono legislazioni in merito, ma servirebbero. E qui è un salto nel buio, perché il casco andrebbe provato in moto (magari ad alte velocità… tipo 130), non lo fa nessuno.
10) E’ nuovo. Spiacente, ma per motivo non solo di igiene (alla fine gli interni sono lavabili) ma soprattutto di resistenza all’impatto (l’imbottitura cede nel tempo, e soprattutto si adatta alla TUA testa) io non compro usato.
11) Ha gli interni sfoderabili e lavabili. Collegandolo al discorso del punto 10, l’igiene ha comunque un suo perché.
12) Ha la chiusura a doppio anello. E’ più pratica e sicura e non rischia di sganciarsi in fase d’urto, nè di bloccarsi e impedire lo sgancio del casco dopo un urto.

Io adesso ho un Suomy Vandal di cui sono soddisfattissimo. Cosa comprerò in futuro? Probabilmente uno SHOEI XR-1100.
http://www.shoei-europe.com/it/products/XR-1100

Al Box 45 (motomaniac a Roma zona porta Portese) me lo mettono a 320€ e perciò sta nel budget. L’ho provato e mi calza a pennello (anche più del mio SUOMY Vandal).

Ha tutti i requisiti richiesti e supera egregiamente tutti i test esistenti.

Sbaglio? Può darsi. Ma con i dati a disposizione è il meglio che mi possa permettere.

E adesso vediamo cosa succede

NB l’ho rivisto è corretto… ma l’articolo lo avevo già postato su SVitalia
http://www.sv-italia.it/forum/viewtopic.php?f=1&t=266214